La caviglia è una delle aree anatomiche più comunemente soggette a lesioni muscoloscheletriche acute e le distorsioni rappresentano una delle problematiche traumatiche dell’arto inferiore di più comune riscontro (il 75% delle lesioni alla caviglia).

Con il termine distorsione della caviglia si intende una lesione delle parti molli (legamenti) che si verifica in seguito a una torsione improvvisa al piede, evento che viene osservato con una frequenza maggiore nei soggetti che praticano attività sportive di forte impatto sulla caviglia, quali per esempio la pallacanestro, il calcio e la pallavolo, che coinvolgono il salto o lo scatto.

Le distorsioni della caviglia variano in gravità dal grado I al grado III.

Nel caso di una distorsione di primo grado, in seguito all’evento traumatico sono presenti dolore e gonfiore localizzato e in genere si è in grado di camminare e dare peso sulla gamba lesa.

Quando si verifica una distorsione di secondo grado, il dolore diventa importante, così come il gonfiore, può esservi un considerevole sanguinamento da uno o più legamenti strappati e caricare il peso sulla gamba lesa determina l’insorgenza di un dolore vivo.

Nel caso di distorsioni gravi (terzo grado) che determinano la rottura completa di uno o più legamenti, si hanno dolore molto intenso, gonfiore ed ematoma importanti, spesso con una deformità dell’arti­colazione visibile a occhio nudo, la caviglia diviene instabile e non è possibile camminare.

Un rumo­re percepito al momento del trauma può essere indicativo di rottura di un legamento o di una frattura.

In caso di traumi precedenti alla cavi­glia o nei soggetti anziani i sintomi possono essere subacuti e non sempre facil­mente correlabili a un evento trau­matico preciso.

In seguito a qualsiasi evento distorsivo, l’approccio iniziale si basa su quello che viene definito protocollo R.I.C.E. (l’acronimo sta per Rest, Ice, Compression, Elevation), che prevede:

  • riposo, limitando il carico sull’arto traumatizzato
  • applicazione di ghiaccio (o di un impacco freddo) nell’area del trauma
  • compressione (per esempio, applicando una benda intorno al ghiaccio per mantenerlo saldamente in posizione)
  • elevazione della caviglia al di sopra del livello del cuore per le prime 48 ore, per limitare l’afflusso del sangue e quindi il gonfiore e l’infiammazione.

 

Il controllo presso uno specialista ortopedico consentirà di fornire una diagnosi accurata e un appropriato piano di gestione della problematica e di impostare la fase di riabilitazione idonea a prevenire ulteriori episodi.

Talvolta il ricorso a esami specialistici (radiografia, ecografia, risonanza e TAC) può essere necessario per evidenziare fratture, piccoli distacchi dei legamenti dall’osso, calcificazioni nei tessuti molli o altre condizioni che possono determinare l’insorgenza di dolori cronici.

Qualora gli esami diagnostici documentino la rottura di uno o più legamenti e si verifichino ripetuti episodi distorsivi, si rende necessario l’  intervento chirurgico di tipo ricostruttivo, in particolare negli sportivi.

In seguito a un episodio distorsivo, potrebbe essere necessario l’utilizzo di un tutore per la caviglia e un ausilio per la deambulazione, come le stampelle o un bastone, fino a quando non si è in grado di camminare senza zoppicare.

Una riabilitazione corretta, basata sul grado della distorsione, è molto importante per prevenire il dolore cronico e la condizione che viene definita “instabilità della caviglia”.